A nosotros!

Di Lora Delthe

http://mdincff.blogspot.it/2014/08/a-nosotros.html

PREMESSA
Maca ed Esther sono rispettivamente la pediatra e la capo infermiera dell’Hospital Central di Madrid. Affrontando insieme il lavoro dell’ospedale, lavorando fianco a fianco, il loro rapporto, dapprima problematico si evolve diventando una bella amicizia e poi un amore puro.
Le ragazze vanno a vivere insieme e contro il volere della famiglia della pediatra, ricca produttrice di vini e liquori di Jerez, si sposano legalmente in comune. La famiglia di Maca alla fine accetta malvolentieri l’unione, ma davanti al volere e all’amore che la donna prova per la sua compagna si deve arrendere.
Maca ed Esther hanno avuto tre anni turbolenti. Dopo il matrimonio le due donne hanno deciso di avere un bambino.
Con l’inseminazione artificiale, Maca rimane incinta di Pedro. Negli ultimi mesi di gravidanza al Central arriva una vecchia compagna di scuola di Esther, Toni.
La donna è sieropositiva e non risponde alle cure. Muore nelle braccia di Esther e le fa promettere di prendersi cura del piccolo Jorge, suo figlio di tre anni.
Maca accetta davanti al fatto compiuto ma soffre il legame che Esther sta instaurando con il bambino, trascurando quello che da li a poco nascerà. Purtroppo i servizi sociali non permettono alle due donne di adottare il bambino e lo portano in una casa famiglia. Esther e Maca litigano e l’infermiera accusa sua moglie di non aver fatto abbastanza perché si deve sempre sentire la protagonista. Nella rabbia addirittura, l’infermiera dice di non sentirsi nulla per il bambino che sta per nascere. Maca comprende il momento che sta attraversando e immediatamente, abbracciandola le fa cambiare idea.
Mentre Maca sta per dare alla luce Pedrito, suo padre si sente male e il servizio ambulanza dell’ospedale lo deve recuperare con l’eliambulanza. Per stare vicino a suo padre, che ha subito un serio intervento al cuore e a sua madre, una donna eccessivamente presente nella sua vita, si trasferisce a Jerez dai suoi, trascurando non poco Esther che rimane a Madrid per lavorare.
Durante l’assenza di sua moglie, Esther si lega amichevolmente a Raul, giovane medico che presta servizio sull’ambulanza, ma la lontananza dalla moglie e la vicinanza del ragazzo, la confondono. Quando subisce un’aggressione da parte di una paziente, Raul la soccorre e la porta a casa. Sconvolta dall’incidente cede alla tentazione e fa l’amore con Raul.
Maca è tornata e Esther non ha il coraggio di dirle di averla tradita. In accordo con Raul, decide di tacere.
Mentre all’ospedale stanno facendo dei lavori di manutenzione, Esther rimane coinvolta in uno scoppio e rimane trafitta dal ferro di un pilastro.
Cruz, una delle dottoresse, dall’ecografia si accorge che è incinta e senza fare ulteriori risonanze, per proteggere il feto, la opera.
Maca giunge sconvolta in sala operatoria e quando Cruz e Aimè, l’altro medico che si occupa di Esther, le negano la TAC, Maca capisce che qualcosa non quadra.
Mentre aspetta il risveglio di sua moglie, legge gli esami e capisce tutto.
Esther si risveglia e cerca di giustificarsi, ma Maca teneramente le dice che non vuole ascoltare e che le starà vicino.
Maca mantiene la promessa e aiuta Esther fino a quando non torna a lavoro, dedicandosi a lei e a Pedrito amorevolmente, ma al ritorno in ospedale, vedendo che Raul non riesce a stare lontano, decide di lasciarla.
Maca ed Esther pur amandosi si separano. Maca cerca di non rivolgerle la parola per evitare di star male, Esther si sente distrutta perché deve affrontare la gravidanza che le porterà una bambina, da sola.
Il loro amore è talmente grande che, quando Esther, per troppo stress lavorativo, sta per perdere la bambina, si riavvicinano e decidono di crescere insieme la piccola che sta per nascere.
Purtroppo, la nascita di Patricia, questo è il nome della bambina, complica le cose.
E’ affetta dall’anemia di Fanconi e secondo le statistiche, la bambina non riuscirà a sopravvivere al decimo anno perché il suo midollo smetterà di produrre cellule.
L’unica soluzione per tenerla in vita è un trapianto di midollo, ma il donatore deve essere suo fratello di sangue: Esther dovrà rimanere incinta ancora di Raul per salvare Patricia.
Maca non riesce a gestire il peso della situazione venutasi a creare, quando Esther dopo pochi mesi, rimane incinta ancora del ragazzo. Inoltre anche il lavoro la stressa, in quanto è diventata direttrice del pronto soccorso.
In una convention conosce la giovane e brillante, nonché bellissima Veronica Soler che presto comincerà anche a lavorare con lei in ospedale e intreccia con lei una relazione extraconiugale che ben presto prima Raul e poi Esther scopriranno. L’infermiera, però, sentendosi in colpa per quello che ha fatto a sua moglie, decide di non reagire e di aspettare la nascita della seconda bambina, Paula, per dare la possibilità a sua moglie di rinsavire e ritornare quella di prima. Purtroppo questo non accade e questa volta, è Esther a lasciare definitivamente Maca.
Maca sente la mancanza di sua moglie e dei suoi tre figli. Questa la porta prima a rendere pubblica la relazione con Vero e poi a distaccarsene completamente quando scopre che anche Esther si sta rifacendo una vita e frequenta un’altra donna, Bea.
Maca lascia Vero e scopre di essere affetta da sclerosi multipla, Esther le rimane sempre accanto come madre dei suoi figli. Lavorano insieme e riescono ad avere un rapporto sereno ma il loro amore è solo sopito.
Esther si convince che Bea non è la donna della sua vita e dopo aver visto il marito di lei star male, decide di evitare di vederla.
Maca approfitta del momento di pausa tra la sua ormai ex moglie e la sua nuova fiamma per ricominciare a corteggiarla. La vuole di nuovo con se, la vuole riconquistare.

 

 

A NOSOTROS!

- Ecco! Ho fatto. L’antistaminico dovrebbe fare effetto subito. Che bella idea che ho avuto, guarda che reazione allergica che ti è comparsa… - Maca era veramente dispiaciuta.
Per settimane aveva cercato di riconquistarla con ogni romanticheria. Aveva dimenticato che in un'altra occasione sua moglie le aveva detto che le piaceva proprio perché era stronza e non sdolcinata.
Questa volta, però, voleva davvero stupirla. In un colpo solo avrebbe voluto farle dimenticare gli ultimi due anni trascorsi: Raul, Veronica, Bea, le malattie, i casini al lavoro e in famiglia.
Voleva riconquistarla. L’amava. Ogni giorno di più, amava quell’esserino tanto piccolo ma con la forza di domare lei che era sempre stata un’anima libera.
Il suo piano non aveva funzionato, però.
Aveva pensato a tutto. Voleva stupirla, voleva coccolarla, voleva darle quello che non era riuscita a darle per colpa del suo orgoglio negli ultimi due anni.
Avrebbero fatto un bagno nella grande vasca termale, facendosi abbracciare da quell’acqua e poi un massaggio rilassante al cioccolato.
Esther adorava le coccole. Le piaceva farle e riceverle. Sapeva che Raul e soprattutto Bea l’avevano conquistata facendola sentire importante.
Qualcosa, però, era andato storto!
Proprio durante il massaggio Esther si era accorta di essere allergica al miele presente nella mistura che le avevano spalmato sulla schiena, provocandole una forte reazione allergica.
Una fine maldestra per un piano che era stato pensato nei minimi particolari.
Nel buio dell’ufficio di Maca, Esther si girò verso sua moglie e rispose sorridendo:
- Mi è piaciuta la tua idea!
- Si, certamente!
- Dai! Immagina se andavo in shock anafilattico e morivo tutta piena di cioccolata!
- Bhè! Avresti avuto una morte dolce!
I loro occhi si perdevano in quelli dell’altra, il tempo si stava fermando, il Central pullulava di gente, tra medici, paramedici e pazienti, ma in quel preciso istante c’erano solo loro due.
Maca non riusciva a respirare talmente era emozionata. La penombra lasciava intravedere solo gli occhi e il sorriso della sua Esther. In un fiato riuscì a dire:
- Nessuno ci ha visto entrare in ospedale!
- Quando siamo arrivate era tutto tranquillo! – rispose imbarazzata Esther
- Si, molto tranquillo! – aggiunse Maca sorridendo e respirando a fatica, in attesa della reazione della capo infermiera.
Esther poteva resistere a tutto, meno che al sorriso della sua testardissima moglie. La guardava. Guardava il suo bellissimo viso. Con gli occhi disegnava la forma delle sue morbide labbra, che avrebbe voluto baciare, poi il mento, il collo. Sospirò.
Con un filo di voce disse:
- La porta! – indicando l’entrata socchiusa.
Maca rimase imbambolata per qualche frazione di secondo, quasi non si rendesse conto di quello che le aveva appena detto Esther.
Non riusciva a prendere consapevolezza che la porta del suo paradiso si stava spalancando ancora una volta.
La guardava fissa negli occhi, aspettando che le dessero conferma di quello che il suo cuore le aveva fatto sentire. Aveva paura che fosse tutto un sogno.
Un cenno con gli occhi e Maca si rese conto che la vita a volte può sorprenderti. A passo lento ma deciso chiuse la porta e con essa tutto il mondo che aveva fatto loro tanto male. Non l’avrebbe mai più lasciata.
Si girò e tornò da lei.
L’abbracciò stretta, si perse nei suoi capelli arruffati e cominciò a baciarla, lentamente ma con grande desiderio, come un assetato alla fonte.
Aspirava il suo profumo, Esther era completamente in balia delle mani di sua moglie. Maca continuava a baciarla, a mordere il suo collo, affondando le mani nella sua folta chioma.
Esther si aggrappava alla sua donna, non voleva lasciarla più. Quel contatto le era mancato da troppo tempo, da quasi un anno.
La stringeva a se, spingendola a continuare. Voleva essere sua, voleva sentirsi desiderava come solo lei sapeva fare, voleva sentirsi amata e solo il suo amore, la donna della sua vita, poteva farlo.
Senza mai lasciarsi finirono sul divano dello studio, Maca continuava a baciarla, mentre Esther cominciò a spogliarla.
- Ti amo! – le sussurrò la pediatra.
- Anche io ti amo! – rispose l’infermiera.
Esther le addentò il collo e Maca inarcò la schiena. Il piacere la stava invadendo, saliva dal basso, stava per perdere il controllo.
Voleva trasportare quel momento all’infinito, fece distendere sua moglie sul divano, impedendole di continuare. Voleva tenere lei le redini del gioco, almeno per il momento.
Le aprì la camicia, cominciando a giocare con il pizzo del reggiseno. Esther tremava e Maca voleva prolungare il suo piacere. La mano destra scese tra le sue gambe, insinuandosi nel jeans e giocando con l’elastico della sua biancheria.
Cominciò ad accarezzarla piano, voleva farla stare bene, ma senza alcuna fretta. Avevano l’eternità davanti.
Ricominciò a baciarle il collo e a scendere giù fino al seno; Esther la stringeva a se, le sue mani cercavano di farsi spazio sotto i vestiti di sua moglie. Entrò nei suoi pantaloni con una mano  ne imitò i movimenti e nel momento in cui Maca era al centro del suo piacere, chiuse le gambe spingendola contro di se.
In quell’attimo l’infinito scoppiò in mille pezzi. Non c’erano più suoni, non c’erano più superfici, c’erano solo le loro anime affannate al ritmo dello stesso cuore pulsante.
Passarono pochi ma interminabili minuti. Maca era distesa su Esther, entrambe le camicie sbottonate.
La mani erano ancora li. Dove le avevano lasciate. Il piacere era esploso come una bomba, di un’intensità tale che nessuna delle due sentiva le gambe. Con delicatezza Maca cercò di distendersi di fianco a lei, ma Esther glielo impedì.
- Stai li amore mio! Resta distesa sul mio cuore… - disse mentre Maca si perdeva nelle parole che voleva sentire da due anni. Sorrise e chiuse gli occhi mentre l’abbracciava.
- Quanto tempo abbiamo perso? – disse
- Troppo! – rispose Esther
- Dove abbiamo sbagliato, quando ci siamo perse?
- Non importa! Ora ci siamo ritrovate e non ci lasceremo più…
- Si amore, mai più!
- Dammi un bacio! – ordinò l’infermiera ridendo
Maca non se lo fece ripetere. L’accontentò baciandola in modo profondo e passionale.
Esther rise e Maca si staccò, quasi offesa.
Esther le accarezzò il viso e le diede un bacio casto sulle labbra.
- No, amore! Stavo pensando che ogni volta che ci baciamo entra qualcuno, immagina se adesso…
Anche Maca sorrise e disse, distendendosi nuovamente nella sua posizione originaria:
- Effettivamente… - poi la baciò e poi ancora e ancora una volta. – I bambini? – chiese.
- Sono con mia madre. Perché?
- Chiamala e avvertila che stanotte resti fuori…
Esther la guardò e poi girò la testa. Maca si sentì piccola e inutile. Non era sua intenzione né offenderla né tantomeno farla arrabbiare.
- Amore, non volevo… scusa!
- No, Maca! Scusami… E’ che non riesco a pensare al tuo appartamento.
- Per Vero? – chiese timidamente
- Si…
- Andremo ovunque tu vorrai! Vieni qui amore mio! – la strinse forte a se e la cullo per qualche minuto.
- Che ne dici se prendessimo una camera in albergo?
- Come una coppia di amanti?
- Si, può essere, ma tu sei mia moglie, quindi… - sorrise
Esther le sorrise e Maca si sentì ancora in paradiso.
Si rivestirono in fretta e uscirono correndo tenendosi per mano.

La camera che avevano preso era lussuosa. Un grande letto al centro e una vasca idromassaggio ad attenderle.
Maca spogliò delicatamente sua moglie e insieme a lei fece un bagno caldo e rilassante, alla luce di qualche candela accesa in giro per la camera.
Era dietro di lei, la massaggiava, l’accarezzava con la schiuma. Intrecciavano le dita delle loro mani, si baciavano, si amavano, si respiravano. Stavano rivivendo i momenti perduti.
- Mi sei mancata tesoro! – disse la pediatra
Esther sorrise e non parlò. Si alzò dalla vasca e si coprì con l’accappatoio.
Maca la vide allontanarsi. C’era ancora qualcosa che le separava. Doveva capire che dubbi albergavano nel cuore di Esther.
La seguì avvolgendosi in un grande telo. I capelli raccolti dietro la nuca le lasciavano le spalle scoperte. Esther rimase incantata nel vederla camminare per la camera.
Maca si avvicinò alla sua donna che era appoggiata ad una vetrata.
- E’ bella Madrid di notte… - disse sospirando e baciandole il collo
- Si, non quanto te, ma… - rispose Esther.
La dottoressa si sedette su una poltrona e la fece accomodare sulle sue ginocchia.
- Mi dici cosa non va, piccolina? – chiese
- Ho paura ad essere felice, probabilmente
- Perché?
- Maca io non sono Vero! Disse con gli occhi che si stavano riempendo di lacrime.
- Lo so, so come sei fatta. Siamo sposate da tanto e abbiamo anche tre figli. – rise e la baciò teneramente, poi continuò – anche io non sono Raul o Bea…
- Detta così sembra che io mi sia data veramente da fare… - disse sconsolata
- Non volevo dire questo…
- Partiamo da capo, senza segreti, ok?
- Va bene!
- Amore, Raul non ha mai avuto un ruolo nella mia vita, è solo un buon amico e nient’altro.
- Lo so…
- No, fammi spiegare. Abbiamo detto niente segreti, quindi è giusto che ne parliamo.
- Continua… - disse non convinta la dottoressa.
- La sera che… insomma, io ero sconvolta per l’incidente, intontita dalla botta che quella pazza mi aveva dato e tu non c’eri. Ho avuto paura Maca, avevo paura che per te non contassi più niente. Erano mesi che vivevi a Jerez dalla tua famiglia e ti eri portata via il bambino. Non mi sentivo più parte della tua vita, mi sentivo una spora, un tuo satellite. Tua madre aveva vinto. Ti aveva portato via da me.
- Perché non me lo hai detto? Sarei tornata subito amore, subito… - l’abbracciò e la fece appoggiare sulla sua spalla, sentendo le lacrime della ragazza su di se. – Tu sei la mia vita, niente viene prima di te e i bambini.
- Ho sbagliato e poi Patricia… - sorrise – amo nostra figlia amore mio, la amo con tutte le mie forze come amo Pedro e Paula, ma Patricia è stata uno scherzo del destino. Credimi è successo solo una volta e…
- Patricia è nostra figlia, perché rivangare?
- Perché devi sapere… non voglio che tra noi ci siano più dubbi. Non voglio che ti passino in testa strane idee se vedi Raul che mi da il buongiorno o che mi chiede notizie dei bambini. Raul era ed è sempre e solo un collega.
- Perché? Perché mi dici questo?
- Perché è quello che provavo io quando tu e Vero vi siete lasciate e continuavate ad avere un rapporto amichevole e professionale… stavo male, ero gelosa.
Maca sorrise e la baciò ancora sussurrandole:
- La mia bambina gelosa!
- Si, molto! Mi da fastidio che Veronica ti abbia visto nuda e che abbia fatto l’amore con te. Tu sei mia, sei mia moglie. Nessuno può toccarti come faccio io! – il respiro di Esther stava diventando pesante e il desiderio stava crescendo in entrambe. Le bocche si univano come le mani, ma Maca voleva continuare quel discorso.
Si schiarì la voce e disse:
- Vero è stato un valido sostegno nei mesi della gravidanza di Paula. Vedere Patricia star male e sapere che solo Raul poteva salvare mia figlia, mi faceva sentire impotente, inutile. Vero mi dava quella certezza che la nostra vita insieme mi aveva tolto, con lei io ero importante.
- Lo eri anche per me e i bambini.
- Ma non lo sapevo. Ho fatto un errore di valutazione che ho pagato perdendovi. Sono stati mesi sconvolgenti per me. – questa volta fu lei ad aggrapparsi a sua moglie. La respirava, voleva sentire il battito del suo cuore per accertarsi che non fosse uno dei sogni che faceva anche quando faceva l’amore con Veronica. Non c’era attimo che la sua mente non volasse dalla sua Esther.
- E poi…
- E poi ti sei persa tu… - sospirò ed Esther sentì una fitta al cuore.
- Avevo paura di restare sola e Bea mi faceva sentire importante. L’ho fatto per lo stesso motivo che lo hai fatto tu.
- E ora?
- Maca, ho lasciato Bea da mesi, da quando suo marito è stato male.
- Ma hai visitato Parigi con lei…
- Si! – disse con tristezza ma poi sorrise e le accarezzò il mento dicendo: - io e te visiteremo il resto del mondo.
Maca si alzò dalla poltrona e si avvicinò al tavolo. Prese due bicchieri di champagne e ne portò uno a sua moglie.
Erano davanti alla vetrata, fuori Madrid faceva da spettatrice a quell’incanto.
Maca le prese la mano libera e disse, senza mai abbassare lo sguardo.
- Qualche tempo fa ti ho regalato una bottiglia di champagne e due calici…
Esther sorrise e rispose:
- Sono a casa…
- Lo so! Ma io ti avevo chiesto di brindare “a noi” e tu mi hai risposto che lo avresti fatto quando saresti stata sicura.
- Si, è così…
- Sei sicura di amarmi? – chiese teneramente Maca
- A noi! – rispose, alzando il calice Esther.

 

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