Dichiaro: nessuno dei personaggi qui rappresentati è di mia proprietà, appartenendo di diritto alla P&G; li uso a puro scopo di divertimento e non intendo guadagnare alcunché dal mio lavoro.

Spoilers: nessuno, la soap è finita (sigh!). Si fa comunque riferimento a molti fatti visti negli  episodi di Guiding Light a partire da ottobre 2008.

Nota dell'autrice: ho tentato di riempire uno dei molti – troppi! – buchi lasciati dalle sceneggiatrici nella trama della soap, probabilmente per la fretta di dover concludere tutte le storie in modo più o meno dignitoso, prima della puntata finale. Il mio tentativo è quello di raccontare i fatti che sono accaduti nel lasso di tempo tra il giorno della partenza di Rafe e quello in cui è nata Francesca. Ogni evoluzione presa dalla storia è da imputare al mio arbitrio: la cosa mi ha permesso di dare dei risvolti imprevisti a determinate situazioni. Ho comunque fatto riferimento costante a molti fatti realmente "accaduti" nella soap.

Nota 2: il titolo prende spunto dalla canzone "A te", di Jovanotti: credo che sia una delle più belle canzoni d'amore degli ultimi tempi e l'ho sempre trovata adatta alla storia di Otalia. Capirete il perché.

Ringraziamenti: un grazie particolare alla mia beta reader Debby, che si sorbisce lunghe ed estenuanti letture, soprattutto perché ho la cattiva abitudine di cambiare idea sui pezzi all'improvviso e scriverne nuove versioni... Grazie anche a Sa, che ha letto con interesse ogni capitolo, scambiando con me i suoi pareri e i suoi preziosi consigli.

Commenti: sempre i benvenuti, purché siano critiche costruttive.

Avvertenze: qui si parla di un amore tra donne e c'è la seria possibilità che vi siano descrizioni di scene intime fra adulti consenzienti. Se la cosa vi disturba, fermatevi qui e andate a leggere altrove...

 

L'UNICA RAGIONE

di LaDor

Capitolo 1 Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4

Capitolo 2

 

Natalia Rivera non era certo il tipo di donna che si lasciava abbattere dalle difficoltà, questo le era chiaro da sempre. Non per niente era stata in grado di allevare da sola un bambino nella caotica Chicago, avendo come unica compagnia quella della sua fede incrollabile e delle troppe bollette da pagare a fine mese. Aveva scoperto non molto tempo prima di essere non solo una persona molto paziente, ma altresì parecchio testarda e questa sua caratteristica le aveva permesso di ottenere tutto ciò che davvero voleva: Olivia Spencer. Si sentiva molto soddisfatta di se stessa, come non le capitava da tempo, per come aveva riconquistato l'amore della sua vita e ringraziava il Signore tutti i giorni per averle dato questo grande sentimento, così speciale e forte da renderla in grado anche di superare le montagne, se necessario. Beh, non proprio le montagne, ora come ora. Magari una collinetta, o un dosso stradale. Molto meglio se le avesse dato la capacità di riuscire anche solo a percorrere il vialetto che, dalla sua auto, portava al portico della Fattoria, senza fermarsi più o meno venti volte.

Ultimamente, i piedi non trovavano pace dentro ad alcun paio di scarpe che non fossero le vecchie pantofole di Liv, così informi da essere impresentabili, ma a quanto pare le uniche calzature comode sul pianeta, almeno per lei.

Le caviglie si erano trasformate in piccole colonne di marmo, dure e gonfie e, sebbene nei momenti più intimi Olivia giurasse e spergiurasse, tra un bacio e l'altro, che fossero le più belle caviglie del mondo, Natalia ricordava bene d'averle viste tornite e snelle, qualcosa come una vita prima.

Sospirò: stava diventando davvero una bella balena e, prima o poi, l'avrebbero trovata spiaggiata da qualche parte ed avrebbero chiamato la Guardia Nazionale per rimetterla in sesto. Quantomeno, per rimetterla in piedi.

Talvolta, quando restava da sola, nella sua bella cucina, intenta a preparare qualche prelibato manicaretto per le altre due donne di casa (a lei proibito per via del preoccupante aumento di peso degli ultimi tempi), si ritrovava a pensare a come doveva apparire la sua figura sformata e goffa agli occhi di Olivia.

E' vero, la sua compagna le riservava sguardi languidi, colmi d'amore, se non perfino adorazione, ma come poteva lei competere con quello schianto di assistente che Liv s'era scelta per occupare il posto che un tempo era stato suo?

Kyra era un'affascinante trentenne, alta talmente tanto che sicuramente, da lassù, doveva respirare un'aria più rarefatta rispetto ai comuni mortali come lei, magra come i manichini di Main Street, la manicure e il trucco sempre perfetti, come se vivesse nascosta nello studio di un'estetista e si facesse dare una ritoccatina tutte le mattine, prima di andare al lavoro. Per non parlare di quella massa di capelli rossi e ricci, che le inanellavano il viso di porcellana. E gli occhi? Quegli occhi verdi, da gatta... Scosse la testa, infastidita: come poteva solo pensare di reggere al confronto? Per via della gravidanza, non poteva tingersi i capelli e la infastidiva non poco trovare tutte le mattine quel paio di dannati capelli bianchi che, spudorati, s'ostinavano a crescere vicino alla tempia destra e le ricordavano, giorno dopo giorno, che era più vicina ai quaranta che non ai trenta. Il suo giro vita, poi, ora come ora, era simile a quello delle modelle di Botero, giusto per usare un eufemismo. Insomma, uno strazio totale.

Si accarezzò distrattamente il pancione. Con Rafe non le era successo di piacersi così poco: forse, erano stati i suoi 16 anni, le preoccupazioni decisamente più pregnanti e, non ultimo, il fatto che ai tempi non avesse completamente perso la testa per qualcuno, tanto da esser preda di paranoiche fisse sulla forma fisica. Adesso, invece, il qualcuno in questione c'era eccome e, in quel preciso momento, doveva essere sicuramente in riunione con quel pezzo di... di...

"L'invidia è uno dei 7 peccati capitali, Natalia. Come penitenza, stasera, due decine di rosario, secondo le intenzioni del Papa.": il confessore automatico che stava ben piantato nella sua testa scattò immediatamente, come di consueto.

- Al diavolo! - imprecò a bassa voce, grattandosi la fronte. Olivia l'amava al di là di come era diventato il suo corpo ora. Se l'interesse dell'altra donna fosse stato puramente fisico, come avrebbe avuto la pazienza di aspettare tutto quel tempo, prima di dar finalmente sfogo al suo desiderio? L'avrebbe lasciata fin dai tempi del loro inconcludente fine settimana alla Spa, o durante l'estenuante tira e molla che aveva portato a quel benedetto "discorso sul sesso", o appena notata la pancia incipiente, il giorno in cui lei le aveva palesato la gravidanza, uscendo da dietro l'auto... Invece, Olivia non aveva deluso le sue aspettative: il loro amore era così forte da resistere ad ogni scossone, ad ogni "mattone volante" sopra le loro teste e le aveva portate dritte dritte verso una felicità completa. Sì, finalmente completa anche sul piano fisico. Non che Natalia non avesse fatto la sua parte per affrettare le cose, inteso. Quella sera, dopo il trasloco alla Fattoria delle Spencer Girls - come le aveva definite Emma, parafrasando un noto telefilm - non c'era stata alcuna pressione da parte di Olivia, anzi. La donna era sembrata più riservata e timida del solito e c'era voluto del bello e del buono da parte di Natalia, per finire "in gloria" la serata – a dire il vero, l'intera nottata perché, una volta avuto il via, Liv non se l'era fatto ripetere due volte e, dopo il primo, ragionevole, imbarazzo, le due donne avevano finalmente e felicemente trovato il modo di "recuperare" gran parte degli arretrati, riuscendoci con esaltante successo.

Il solo pensiero di quello che era accaduto nella loro camera da letto quella notte le dava ancora i brividi, dopo tre settimane da che era succcesso, e svariate repliche, talvolta anche migliori della 'prima'.

Con le guance in fiamme, la donna ripensò alla parole che, dopo l'amore, un'Olivia senza fiato aveva sussurrato al suo orecchio: parole così dolci, così splendide, che le avevano fatto salire le lacrime agli occhi. Mai nessuno, nemmeno Nicky, l'aveva fatta sentire protetta ed amata fino a quel punto. La sua donna non le aveva permesso di piangere, però: l'aveva stretta a sé, rivolgendole uno sguardo felice e sereno, come mai Natalia ricordava di aver visto da molti mesi a quella parte, le aveva spostato una ciocca di capelli dalla fronte sudata e le aveva baciato delicatamente la tempia. Stretta nell'abbraccio di Liv, Natalia aveva ascoltato con attenzione il forte e testardo battito del cuore della compagna e, con un dito, aveva ripassato lievemente i contorni regolari ma marcati della lunghissima cicatrice che le attraversava il petto. Lì sotto batteva il cuore di Olivia. Il suo vero cuore, quello che aveva portato a galla tutto il bello e il buono che Olivia freakin' Spencer non sapeva nemmeno d'essere e che, forse, era stato nascosto per così tanto tempo e così in profondità, da indurre la donna a pensare di meritare a giusto titolo tutti gli appellativi che la gente le aveva riservato negli anni e ad adattarsi ad essi.

Invece, la sua Liv era la persona più amorevole e generosa che avesse mai conosciuto, ed era bastato così poco per portare a galla il suo vero essere, così poco! Com'era possibile che tutti fossero stati tanto ciechi da non vederla per come realmente era?

Il cuore che batteva in quel petto martoriato dall'incisione chirurgica – eppure tanto attraente da toglierle ogni volta il fiato e le ragione – non era più di Gus, ormai da tempo immemorabile: per lei era solo ed esclusivamente di Olivia, come se le fosse appartenuto da sempre.

Quel cuore batteva solo e soltanto per Natalia, ne era certa: tutte le preoccupazioni sul suo aspetto erano frutto di quei maledetti ormoni, entrati in circolo a tradimento, che le facevano dire e fare cose incredibili – talvolta anche piacevolmente indicibili, a dire il vero, ma era un'altra storia...

Ancora si domandò come mai non avesse provato le stesse sensazioni 19 anni prima, e la sua unica spiegazione fu che, forse, gli ormoni adolescenziali e quelli della gravidanza, in quel caso, si erano annullati a vicenda, trasformando una spensierata ragazzina di sedici anni in una donna fatta e finita, fin troppo cosciente dei dolori e delle fatiche della vita, seppur al mondo da poco tempo.

Sospirò, appoggiando la borsa della spesa al piano rialzato del portico: arrivare fin lì era stata una vera odissea, ma ce l'aveva fatta. Olivia aveva insistito più volte (e quasi avevano litigato) perché si facesse portare la merce a casa, ma non c'era niente da fare: a Natalia piaceva la soddisfazione che provava quando confrontava i prodotti sugli scaffali, soppesandone accuratamente costi e proprietà e valutando l'acquisto del più conveniente in relazione al rapporto qualità/prezzo. Sapeva che Olivia, di nascosto, rideva di questa sua "fissa" da casalinga disperata, ma ringraziava la sua donna per l'amorevole accondiscendenza che le permetteva di comportarsi così, nonostante sapesse benissimo che, ora, in tutta Springfield, la famiglia Spencer – Rivera era, in quanto a patrimonio, seconda solo agli Spaulding e ai Lewis.

 

La zanzariera era aperta, così come la porta, e Natalia capì che l'altra padrona di casa doveva essere già rientrata dal Beacon. Sorrise, mentre abbassava la maniglia dell'ingresso, immaginando Olivia in uno dei suoi abiti da lavoro, quei tailleur che sprizzavano sicurezza e potere da ogni fibra e facevano diventare la sua donna l'esempio perfetto della super-manager, che tanto le piaceva. Ora che conduceva una vita più sana, senza eccessi di alcun tipo, Liv aveva anche trovato il tempo di tornare a fare esercizi fisici regolari e il risultato s'era visto, eccome. Gambe e glutei più sodi, braccia tornite, ventre molto più piatto. E, cosa importante soprattutto per la salute del suo cuore, aveva perso peso. "Ma nei punti giusti.", considerò la portoricana, compiacendosi dell'immagine che le si era dipinta davanti agli occhi in un istante: il corpo di Olivia la mandava in estasi ad ogni occasione, sia senza che con i vestiti addosso, e la nuova silhouette acquistata dalla donna non faceva che aumentare l'effetto già di per sé sconvolgente degli ormoni sul suo comportamento, rendendola baldanzosa e temeraria. E anche decisamente sconveniente, talvolta.

O, forse, gli ormoni non c'entravano proprio per niente. Forse era la consapevolezza di amare ed essere amata da un essere così speciale, a farla sentire onnipotente e capace di affrontare ogni problema. C'era poco da fare. In presenza di Olivia, Natalia si sentiva sempre come una quindicenne innamorata persa, completamente preda dell'unico pensiero fisso: stare con l'altra donna il più tempo possibile, godere del suo contatto fisico, delle sue attenzioni, cullarsi nella sua voce, nel suo amore. Sbagliava? No, di certo: s'era guadagnata con fatica tutto questo ed ora aveva intenzione di goderselo fino in fondo, senza sconti né remore.

Le voci provenienti da dentro casa interruppero i suoi pensieri. Con Olivia c'era qualcun'altro e Natalia capì subito di chi si trattava: il timbro vocale di Doris Wolfe era inconfondibile.

 

- E con questo direi che abbiamo finito. - Liv guardò con orgoglio il lavoro terminato, sfregando le mani per pulirsele grossolanamente.

- Concordo: cosa non si fa per amore dei propri amici... - ribatté il sindaco, con falsa acidità, inclinando la testa di lato ed osservando prima Olivia e poi l'oggetto che l'aveva costretta al lavoro manuale per qualcosa come un'ora buona.

- Cara Ms Wolfe, mi sa che ci si dovrà abituare. Anch'io ho scoperto che, quando si decide di lasciar entrare l'amicizia nella propria vita, si dev'essere disposti a sacrificare ben più di qualche oretta scarsa la settimana, per le persone che ci circondano... -

- Sempre che se lo meritino. - mugugnò Doris.

- Certo, sempre che se lo meritino. Ma io, essendo la tua migliore, nonché unica, amica, credo di meritarmi tutto il tuo tempo, giusto? - Olivia sorrise divertita davanti all'occhiata lanciatale di sguincio dall'altra donna.

- Sì, sì... sei la mia migliore amica e te ne approfitti spudoratamente! Guarda cosa mi hai costretta a fare! - si lamentò Doris.

- Costretta??!! Ma quando mai! Sei stata tu a dirmi che mi avresti dato volentieri una mano, Doris Wolfe. E tutto perché non avevo alcolici in casa! 'Ci sarà almeno un modo per passare il tempo, qui dentro!'... mi sbaglio o è con questa frase che mi hai convinta a riaprire il pacco? - la riprese con decisione Liv.

Doris assunse un'aria pensierosa, arricciando un po' le labbra. - Mmm, beh, l'ho detto per evitare che, al culmine dell'euforia, mi proponessi di andare a buttare il mangime alle anatre! La vita in questa fattoria dev'essere così ricca di sorprese! Immagino come debba essere edificante tornare a casa stanca morta dal lavoro e sapere che ci sono ancora: il porticato da pulire, il camino da rassettare, la legna da impilare, le piante da bagnare, le anatre da sfamare... - iniziò ad enumerare senza pietà, contando con le dita della mano e ridendo divertita.

- No... Quello è il lavoro di Emma. - la interruppe Olivia, con falsa serietà.

- Ah, già. La bambina è l'addetta agli uccelli. Credo d'aver capito che qui dentro sia rimasta l'unica  a trovarci qualcosa d'interessante, vero? - Doris strizzò l'occhio all'amica, che terminò di raccogliere l'ultimo pezzo di polistirolo da terra e le rivolse uno sguardo malizioso.

- Doris, Doris... Piano. Stai giocando col fuoco: non mi stuzzicare troppo. - l'avvisò Olivia.

- Certo, prima che la leonessa salti fuori dalla tana! La verità è che ti stai comodamente ritirando dal mercato, mia cara. Guardati! Vai in brodo di giuggiole davanti a Winnie the Pooh; invece di andare al Towers il venerdì sera, a festeggiare l'inizio del weekend, ti rintani qui a vedere "Tutti insieme appassionatamente", con moglie e prole... -

Olivia arrossì lievemente. Non era stato, però, il pensiero di aver brindato per anni al fine settimana con una serie infinita di martini stracolmi di olive, men che meno quello delle sue indecorose russate nel bel mezzo della trita storia della famiglia Von Trapp, che lei trovava tanto soporifera quanto Emma la riteneva esaltante, bensì il sostantivo "moglie", che alle sue orecchie era arrivato come musica e le aveva provocato un'improvvisa agitazione.

"Calma, Spencer, non offrire la gola al lupo. Tirati insieme e concentrati.", ordinò a se stessa con fare marziale.

Intanto, Doris aveva proseguito con la sua requisitoria: - Assurdo! Mi comunichi tutta seria e compiaciuta che non bevi più e che vai agli incontri in canonica il giovedì! Come minimo parli anche con la madonnina di ceramica! Bah! Avanti di questo passo e ti proporranno per la canonizzazione: "Olivia Spencer santa subito!": già m'immagino i cartelloni per tutta Springfield! -

Sul volto di Liv si disegnò un largo sorriso: lo sguardo divertito negli occhi di Doris le aveva subito fatto capire quanto la donna si trovasse bene con lei e, soprattutto, quali fossero i termini del tacito accordo fra loro: dirsi tutto pur mantenedo l'aria di due che litigano ogni nanosecondo. Se questo era necessario per trattenere Doris Wolfe nella sua vita, bene: Olivia era disposta a farlo.

- E, dimmi, le altre sere, per divertirvi, che fate? Organizzate mega tornei di canasta? - continuò il sindaco con aria ingenua.

Olivia si schiarì la voce. - Ehm, dipende. Se Emma è in casa, si sta tranquille, si guarda la tv... Ma se Jellybean è a dormire da qualche amica... - sorrise di sbieco e fece l'occhiolino all'altra donna.

- Ohhh... Capisco: festa grande! Ottimo: almeno lì non ti smentisci. Ms Spencer, la grande amatrice! - concluse l'altra, andando ad appoggiarsi alla mensola del caminetto.

Facendosi improvvisamente seria, Doris raccolse il rosario da dietro il quadretto ed iniziò a giocherellare con i grani, rigirandoseli tra le dita.

- La verità è che vi invidio, lo sai? - buttò fuori, dopo alcuni istanti di riflessione.

Olivia non rispose, ma si avvicinò all'amica, aspettando che continuasse.

- Siete felici. Tu e Natalia, Emma... Anche le anatre devono esserlo! Tutta la fattoria trasuda felicità da ogni mattone. Sì, vi invidio... - la donna aveva tirato un sospiro profondo, lo sguardo ancora fisso sulle perle di legno nella sua mano. - Jamanda preme perché si esca anche noi allo scoperto. Non ti dico che testa m'ha fatto, dopo il matrimonio di Billy Lewis. 'Olivia e Natalia si son tenute per mano tutto il tempo!', 'Dovremmo fare come Olivia e Natalia!'... Sinceramente, in quei momenti vi avrei bruciate entrambe sulla pubblica piazza, appiccando di persona il fuoco. - fissò lo sguardo in quello addolorato di Liv e subito un guizzo ironico le passò negli occhi: - Oh, non preoccuparti! Sarebbe stato un falò matrimoniale! - terminò, cercando di ridere, ma fallendo miseramente.

- Non devi, Doris. - iniziò l'altra.

- Cosa, invidiarvi? - la donna inalberò uno sguardo glaciale.

- A parte quello. Tenerti tutto dentro: non devi. E' umano avere queste reazioni, ma con me puoi essere sincera. Il sarcasmo non serve. Non adesso. - appoggiando la mano sulla spalla del sindaco, Olivia la fece sedere sul divano, accanto a lei.

- Già andare con lei al matrimonio, per me, è stato un rischio. L'ho presentata a mia figlia, l'ho tenuta accanto a me in ogni momento, l'ho anche presa per mano un paio di volte... Cosa pretende da me? Io sono il sindaco: un personaggio pubblico, che diamine! Potrei anche concorrere alla carica di Governatore, l'anno prossimo! Sono la donna che ha tuonato contro la famiglia non tradizionale... -

Olivia si aggiustò meglio sull'ampio cuscino, la memoria dell'appello televisivo del sindaco alla "protezione dei bambini" dalle storture del mondo – cioè le Due Mamme di Emma Spencer -  vivida e tagliente, nella sua testa. Non disse niente: quel tempo era passato, egregiamente superato, per quanto la riguardava.

Anche Doris si era fermata, come se solo in quel momento avesse realizzato di essere seduta accanto alla donna contro la quale si era lanciata senza mezzi termini. Socchiuse gli occhi, continuando con un tono di voce molto più basso rispetto al suo solito: - Sono il sindaco che si batte per il rispetto delle sane tradizioni... E' per questo che ho avuto la maggioranza assoluta, alle ultime elezioni... Sono... - abbassò la testa, passandosi una mano tra i capelli, - Sono un bluff. -

Olivia le appoggiò una mano sulla spalla. La capiva, eccome. Anche lei era stata piena di dubbi, ma di tutt'altra natura: a preoccuparla era stata l'eventuale reazione della piccola Emma, o di Ava, nulla in confronto ai problemi dell'amica, soprattutto perché essere una semplice imprenditrice (anche se proprietaria del più grande albergo di lusso dell'intera Contea, nonché uno dei primi cinque a livello statale) ti esclude dalle mortificazioni che, invece, i personaggi pubblici come Doris devono subire quando si scoprono gli altarini. E, specialmente in politica, certe cose si pagano salate.

Liv capiva Doris Wolfe e i suoi dubbi, ma era lì per aiutarla, non per commiserarla.

- In primis, tu non sei affatto un bluff: piantala di piangerti addosso. Hai fatto le scelte che hai fatto per i tuoi buoni motivi, ma nessuno ora ti costringe a restare ancorata alla situazione attuale. Le cose cambiano, Doris. La gente cambia. Hai tutte le ragioni di questo mondo per preoccuparti, d'accordo, ma la cosa più difficile che avevi da fare l'hai fatta egregiamente: Ashlee sa di voi e vi accetta e, cosa più importante, ti ama, se possibile ancora più di prima, proprio perché, ora, sa la verità. - l'altra donna alzò la testa, gli occhi chiari pieni di lacrime. Liv continuò: - Non puoi rimandare per sempre la possibilità di essere felice, Doris. Non puoi perché la vita è una sola e per giunta nemmeno tanto lunga, a quanto pare. Tu non sei un bluff, sei solo una che predica bene e razzola male. -

L'altra donna la guardò con aria interrogativa.

- Se fossi andata avanti a bere troppo, dormire poco e non mangiare affatto, il mio cuore avrebbe rassegnato le dimissioni senza pensarci due volte. E' vero: Natalia è tornata e tutto s'è sistemato, ma non ho deciso di uscire dal tunnel quando lei è rientrata a Springfield, l'ho deciso quando tu mi hai fatto capire che avevo altre persone che mi amavano e che dovevo combattere per loro. E allora? Cosa aspetti ad applicare lo stesso teorema a te stessa? - l'altra fece per rispondere, ma Olivia la interruppe: - Lo so: sei un personaggio pubblico! Beh, che vadano a farsi fottere tutti quanti, Doris! Vale di più la tua felicità o quella del borghesucolo benpensante che, quando saprà del tuo orientamento sessuale, ti toglierà il voto? Non voglio una risposta ora, voglio che ci pensi seriamente. Stasera, quando andrai a prendere Jamanda fuori dal Towers, voglio che la guardi e ti chieda se potresti passare la vita senza lei perché il vicino di casa non accetta che stiate insieme... Voglio che tu rifletta sui tuoi sentimenti ogni volta che Ashlee ti chiede come sta la tua ragazza. Vorrei tanto che tu fossi felice, Doris, perché te lo meriti. - concluse, riservando all'amica uno sguardo serio.

Doris Wolfe non disse niente, ma si limitò ad abbracciare stretto stretto la donna accanto a lei. Mentre erano ancora abbracciate, però, non si lasciò sfuggire l'occasione: - Non prenderci l'abitudine, Spencer: solitamente la mia cartuccia ha un colpo solo per volta! - le due donne risero e si staccarono. - E, per la cronaca, se dovessi raccontarlo in giro, sappi che negherei tutto categoricamente! - strizzò l'occhio all'amica.

Poi, il suo sguardo cadde sul box di Winnie the Pooh, che faceva bella mostra di sé, montato alla perfezione nel bel mezzo del salotto. - Sai, pensavo, mentre assemblavamo il box, che tu e Natalia state affrontando la situazione con molta sicurezza ed equilibrio. Io non so se ci riuscirei... intendo, Frank Cooper s'è incuneato ancora nella vostra vita e, stavolta, in modo indissolubile. -

Olivia sospirò: per quanto cercasse di negarlo anche a se stessa, la situazione non le piaceva granché. Aveva deciso di non pensarci e di vivere alla giornata, e col tempo – a dire il vero, dal momento in cui aveva visto l'immagine di Francesca che si succhiava beatamente il dito, nella ristretta quanto sgranata scala di grigi del monitor ecografico – aveva capito di amare la creatura nel grembo di Natalia tanto quanto amava Emma ed Ava. Il fatto che Frank Cooper fosse il genitore biologico della bambina non la turbava più così tanto come all'inizio di tutta la faccenda, ma era cosciente che, una volta venuta al mondo la figlia, il detective avrebbe incrementato notevolmente le visite alla Fattoria e lei avrebbe dovuto cercare un altro buon motivo per digerire la sua presenza.

- Vedi, non posso parlare per Natalia, ma per quanto mi riguarda ti posso assicurare che il termine corretto per descrivere la situazione tra me e lui è "vivi e lascia vivere", non potrei pensarla diversamente. Lo tollero, ecco. E continuerò a sopportare la sua prosopopea da bravo ragazzo, il suo sguardo poco sveglio, le battute per niente ridicole... -

- Se è per questo, nemmeno le tue fanno sganasciare, Spencer. - l'interruppe l'altra, trattenendo a stento un sorriso.

- Divertente, Wolfe, molto divertente. Posso continuare? - Liv assunse un'aria risoluta.

- Lungi da me interromperti! -

- Bene, dicevo: lo tollero. Ma se inizierà con discorsi poco chiari, tipo "Io, Francesca e Nat", se inizierà ad escludere me ed Emma dalla vita della bambina, allora... Allora... - si bloccò. "Allora non potrò fare comunque nulla, perché non avrò alcun diritto su di lei.", concluse, nella sua testa.

Doris Wolfe poteva essere scambiata per una donna senza cuore, ma non era certo una stupida: capì immediatamente cosa passava per la testa dell'amica.

- Esistono molte forme di adozione, Liv. Natalia può decidere di farti tutrice legale della bambina in caso di morte, ad esempio. -

L'altra donna rabbrividì: - Speriamo non arrivi mai quel giorno, allora. -

- Era un esempio. Ma fossi in te, inizierei ad informarmi. Quel tuo avvocato di grido, come si chiamava? Vince... Vince Russo: potresti chiedere a lui. -

Olivia sorrise, inclinando le labbra da un lato: - Non ho contatti con l'avvocato Russo da almeno un anno, da quando tentò di portarsi a letto Natalia... -

- Wow, questa non la sapevo! -

- Già: era il "pagamento" che quel bastardo le aveva richiesto per difendere Rafe nella causa contro  Jeffrey... Se ci penso... Il solo ricordo della camicia di Nat sbottonata fino al seno mi fa infuriare ancora oggi... - la vena sulla tempia destra di Olivia iniziò ad ingrossarsi, come sempre quando le emozioni prendevano il sopravvento.

- E come andò a finire? - chiese realmente interessata Doris.

- Arrivai in tempo per impedirle di commettere un errore che avrebbe rimpianto per il resto dei suoi giorni ed ottenni solo di litigare con lei per essermi intromessa! Ah, fantastico! -

- Pensate a dove siete arrivate ora, ad un anno di distanza... - considerò l'altra, seriamente.

- Già... - ponderò Olivia. - Ed è questo che mi tormenta: voglio Nat nella mia vita; fino a quando resterò su questa stramaledetta Terra, voglio lei e nessun'altro. E Frank Cooper non me la porterà via. - intrecciò le dita delle mani, stringendole forte, fino a far sbiancare le nocche.

Lo sguardo di Doris si fece preoccupato: - Cosa ti fa pensare che sia ancora interessato a lei? Mi hai detto che lui e Blake formano coppia fissa, ormai. -

- Sì, beh... - Olivia si passò una mano tra i capelli, - Il giorno in cui ho comprato il box, l'ho fatto principalmente perché li avevo beccati davanti alla vetrina del negozio, intenti a discutere se acquistarlo per Francesca o no. Li ho interrotti, facendo finta di arrivare lì per caso, avvisandoli che avrei comprato l'oggetto di lì a 10 minuti... La reazione di Frank non è stata quella di un uomo che ha completamente dimenticato Natalia. - sospirò, mentre il suo sguadro si faceva più tagliente: - Neanche due mesi fa mi aveva confermato di essere ancora innamorato di Nat. Lei porta in grembo sua figlia... Come può averla dimenticata così alla svelta e nel modo più totale? - il battito del suo cuore accelerò sensibilmente.

- Se anche ne è ancora invaghito, non può niente contro di te, soprattutto vista la caparbietà della tua donna, Liv. - rispose l'altra, con un sorriso benevolo. - Natalia ti ama, ama solo te: questo è chiaro all'intera Springfield! Se quel bamboccio di Frank Cooper non l'ha ancora capito, beh, peggio per lui. Natalia non ti metterà da parte per il capo della polizia di questa città, Olivia, perché quell'uomo non vale nemmeno un quarto di quanto vali tu. Lui non ha fatto altro che prendere, mentre tu eri disposta a cedere Nat pur di vederla felice! Natalia Rivera non è stupida: ha voluto questa bambina solo perché sapeva che l'avreste allevata tu e lei, insieme, non perché sperava di tornare tra le braccia di Frank! - puntò un dito contro il petto di Olivia, che la guardò sbalordita: - Mettitelo bene in testa e dà tregua al povero cuore che batte qui dentro, Olivia Spencer: Natalia è tua e nessun Cooper sulla Terra te la potrà portare via, bambina in arrivo o meno. Quello che avete è troppo speciale, è unico, direi: nessuna di voi sarà disposta a perderlo, in favore di un uomo che vale più o meno un centino bucato. -

Olivia le sorrise e ascoltò il suo cuore tornare a battiti più regolari.

- Ora godetevi la gravidanza: sono giorni speciali... Vi siete iscritte al corso pre parto? - chiese Doris, per metter fine al discorso.

- Puoi giurarci! - riprese l'altra, sorridendo, uno sguardo malizioso negli occhi verdi: - E avresti dovuto vedere la faccia della tizia alla reception, quando ho detto che l'altro genitore ero io! -

- Me lo immaginavo, sei la solita egoista, Spencer: quando c'è da divertirsi lasci sempre fuori la sottoscritta! - terminò Doris, ridendo di cuore.

 

Fu allora che Natalia decise di palesare la sua presenza, appoggiando pesantemente la borsa al tavolo della cucina.

- Tesoro, sono a casa! - gridò felice, il cuore parecchio più leggero, dopo quello che aveva sentito.

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