VENICE THE SERIES

a cura di Saiph

 

Ep. 4
Pian piano le cose si sistemano. E' proprio vero che la pazienza è la virtù dei forti: soleva dirmelo mia nonna e aveva pienamente ragione!
Le cose, gradatamente, son tornate al loro posto, come è normale in tutto l'andazzo della natura: anche Venice è tornata nei ranghi ed ora funziona. E' vero, ogni tanto zoppica, ma diamole il tempo di imparare a camminare bene e vedrete che corse farà (e ci farà fare!)!
L'unica pecca del momento è la comparsa, su siti host di raccolta di files video, dei filmati delle puntate, con tanto di sottotitoli. Per carità, la rete è di tutti, ma in quanto soggetto pagante, che ha creduto nel progetto e l'ha sostenuto finanziariamente (con l'incommensurabile cifra di €7!!! Che spesona!!!), mi sono sentita un po' menata per il naso. Concordo con la filosofia della cultura "di massa", accessibile a tutti, ma non con la ruberia indiscriminata, che lede chi s'è fidato e ha messo online il proprio prodotto, chiedendo solo di "rispettarlo": evidentemente, nell'epoca della globalizzazione selvaggia, questa parola ha perso tutto il suo significato.
Veniamo a noi.
La puntata numero 4, della durata di 5'51" all inclusive, si apre con un dialogo tra The Colonel e Guya: l'uomo non vede i figli da un po' e la santona new age cerca di sviscerare i problemi che il colonnello ha con la propria prole.



John Brogno è un uomo prettamente marziale, che imposta la sua vita di soldato in pensione sui ritmi dell'esercito e che affetta le sue idee in base a canoni militareschi, porzionandole in modo calibrato e quadrato, senza possibilità d'appello o di "variazioni" d'alcun tipo. E' logico, quindi, che parecchie cose non rientrino a priori nei suoi schemi mentali e comportamentali (che si rifanno ad un codice morale bigotto e miope): la morte della moglie, l'incapacità del figlio di venire a capo della propria vita (vuole fare l'attore – mestiere da falliti – e per sbarcare il lunario fa il barista – altro lavoro da buoni a nulla) e, dulcis in fundo, l'aperta omosessualità di Gina, che l'uomo bolla come "non facente parte dell'ordine naturale delle cose".
A nulla valgono gli sforzi di Guya per far sì che Mr Brogno riesca a vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto: la granitica testardaggine del colonnello spiazza anche la donna


che riesce almeno a strappargli un cenno di consenso all'idea di organizzare una cena con i figli.
L'azione si sposta al High Bar, dove Gina e Tracy sorseggiano il loro drink.


Il loro incontro della sera precedente è stato bello, ma non è terminato come Gina si sarebbe aspettata (cioè con svariate evoluzioni nel suo letto) e Tracy è perentoria: ha capito qual è il gioco a cui tende Gina e non ha intenzione di lasciarsi "sedurre ed abbandonare", per questo non è andata a letto con lei. Vuole una storia vera, vuole del vero sentimento, un vero corteggiamento.
La sfida è lanciata



e lascia Gina senza parole.


Cosa dire. Dei quasi 5 minuti di puntata vera e propria ho molto apprezzato il dialogo fra Guya e il Colonnello. Puntualizzazioni forti (tipo: "L'unica cosa che davvero non fa parte dell'ordine naturale delle cose è la morte di tua moglie!"), risposte che pesano come macigni, in un battibecco che via via si fa sempre più pregnante e ricco di sottintesi esistenziali, pronti a spalancare le porte sulla tristezza della vita condotta da questo soldato che pretende di sottoporre al codice militaresco ogni particella in circolo sulla Terra. Si ha la sensazione di assistere all'immane scontro tra due galassie distinte che, seppur coscienti dell'impatto che una avrà sull'altra, si rifiutino categoricamente di cambiare direzione.
Ottima la prova dei due attori, Hillary B. Smith (sempre più convincente) e Jordan Clarke (burbero e ottuso quanto basta per rendersi antipatico a prima vista, ma mai macchiettistico) e, anche se con qualche scivolone di stile (la forte caratterizzazione catto-conservatrice del personaggio del Colonnello è fin troppo marcata, ma si capisce che c'era bisogno di un contrasto netto con la filosofia "leggera" che costituiva il controcanto), in generale il pezzo mi ha convinta. Un po' meno la parte relativa a Gina e Tracy. Ancora non c'è la "chimica" che mi aspetto debba nascere tra le due e il dialogo non è stato dei più pregnanti. Salva in corner la situazione il fatto che questo sia giusto il preludio a qualcosa che, mi auguro, andrà molto più in là del paio di minuti scarsi (forse nemmeno tanto) a loro concessi oggi.
Alla prossima!
Saiph

 

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